MESE: agosto 2016
DIFFICOLTA’: EE
VALUTAZIONE: ***
TEMPO TOTALE ITINERARIO: 3 h e mezza/ 4h: salita 2 h/ discesa 1h e mezza
DISLIVELLO: 405 mt
PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: **
CONSIGLI: indossare caschetto, in quanto la roccia è friabile e, eventualmente, set da ferrata per superare un tratto attrezzato
Partendo dal Rifugio Cavazza (che avevamo raggiunto salendo la via ferrata Brigata Tridentina dal Passo Gardena) siamo scesi verso il laghetto alpino sottostante, seguendo il sentiero a sinistra (n. 666) che passa sotto la strapiombante parete di Cima Pisciadù. Ad un certo punto, incontriamo alcuni passaggi un po’ più impegnativi, supportati da cavo metallico e staffe, fino a risalire poi gli spalloni rocciosi della Val Tita. Di qua e di là si osservavano ancora piccoli nevai nelle conche di roccia più profonde. Proseguiamo su questo terreno roccioso fino ad incontrare un bivio con dei cartelli: voltando a SINISTRA si raggiunge la Cima Pisciadù, mentre girando a DESTRA si arriverebbe alla base del bellissimo Piz Boè. Quel giorno noi avevamo previsto la vetta del Pisciadù, quindi, dopo aver seguito il sentiero di sinistra, abbiamo iniziato a risalire una serie di “gradoni” rocciosi (simili alla struttura dello “ziqqurat”) molto divertenti anche se un po’ faticosi. Il percorso non è obbligato, ma è ben segnato, e, comunque, intuitivo e non difficile. Ripido… quello sì… una bella salita dove servono gambe allenate! L’unica stranezza è la percezione di vedere la
cima molto vicina, con la sua croce che domina dall’alto, ma, sostanzialmente non la si raggiunge mai… si camminava e si camminava ma la distanza tra noi e la vetta non si accorciava mai… In questo tragitto lungo e un po’ stancante, si viene ricompensati dalla bellezza del panorama circostante, dove si osserva la Val Badia e il Piz Boè, che si distingue non appena si prende un po’ di quota. Sfortunatamente, nel giorno della nostra escursione le nuvole ci stavano rincorrendo e, arrivati in cima, a distanza di pochi minuti si è coperto tutto attorno a noi, una gelida nebbia ci ha avvolti, impedendoci di godere a pieno del paesaggio. Sulla cima sono presenti una grande croce e il libro di vetta.
Per la DISCESA si segue lo stesso itinerario della salita fino al Rifugio Cavazza. Da qui, poi, per arrivare fino al Passo Gardena è consigliabile scendere lungo il canalone della Val Setus, che presenta una prima parte attrezzata abbastanza ripida, per trasformarsi poi in ghiaione, con sentiero ben segnato fino a valle.
Considerazioni: si tratta di un percorso non difficile tecnicamente, ma impegnativo per la lunghezza e per l’ultimo tratto di salita abbastanza ripido. Consigliamo di indossare il CASCHETTO, e, per chi volesse sentirsi più sicuro, anche l’imbrago con set da ferrata, per superare il tratto attrezzato.