MESE: novembre 2016
VALUTAZIONE: ***
DIFFICOLTA’: T
DISLIVELLO : 300 mt
TEMPO anello: 3h
Il nostro Carso in autunno è uno spettacolo unico, da non perdere e non lo dico perchè sono nata a Trieste e amo la mia terra.. .immaginatevi foglie dai colori accesi, rosso e giallo, che si stagliano su una roccia completamente bianca, i contrasti cromatici che si vengono a creare sono indescrivibili… e, a tutto questo, aggiungiamo i raggi del sole, che, nelle ore più calde della giornata riescono ancora ad abbronzare il viso. Una gita in Carso non puo’ mancare a novembre, nei programmi del fine settimana di un triestino medio… includendo, ovviamente, una dovuta sosta mangereccia in qualche tipico ristoro locale, che propone gnocchi e jota, che arrivano al tavolo belli fumanti!
Era il 3 di novembre, giorno dedicato a San Giusto, il patrono di Trieste, abbiamo parcheggiato l’auto nell’abitato di Malchina, vicino a Sistiana, accanto all’Agriristoro l’Allegra Fattoria. Con la faccia rivolta al cartello in legno su cui sono disegnati simpatici animaletti, che reca il nome dell’agriturismo, abbiamo imboccato la seconda strada sulla nostra sinistra, con segnavia CAI n.31 (il segnale bianco e rosso è visibile su un palo) e ci siamo addentrati, dapprima tra le case, poi nel bosco. L’aria era fredda, il vento soffiava forte, si trattava di un simpatico borino che ghiacciava il naso, ma il sole con i suoi raggi riusciva ancora a scaldare.
Il sentiero è ben segnato, e fa piacere notare che la manutenzione viene seguita in maniera costante. Ad un bivio il sentiero n.31 si unisce al sentiero n.3, si va sempre dritti, fino a raggiungere un piccolo svincolo con un’indicazione “Monte Sambuco”, ovviamente ci incuriosiamo e partiamo alla volta della “vetta”: 213 metri… sopra il livello del mare. Di sambuchi non ne abbiamo visti e, neppure un granchè di panorama, in quanto eravamo circondati da alberi e cespugli. Ma questa collinetta, che ha catturato la nostra attenzione per la simpatia del suo nome, ci ha permesso di seguire un itinerario alternativo, che ci avrebbe condotti sulla cima del Monte Ermada/Hermada.
Dalla cima della collina, il sentiero continua sulla parte opposta da dove siamo arrivati, scende lungo un canaletto leggermente ripido (sentiero n.3) e si addentra nel bosco di querce, detto anche Cerreto. Lo si segue fino ad imboccare una sorta di strada sterrata, si tratta di un sentiero più ampio con una base di ghiaia, e si arriva ad una ben visibile curva.
Ora l’opzione era: saliamo a destra o andiamo dritti, cioè scendiamo a sinistra? Dopo aver preso dallo zaino l’immancabile Pianta del Carso Triestino (da averla sempre dietro quando si vuole fare escursioni sull’altipiano!) abbiamo optato per scendere la strada verso sinistra. Il sentiero, ad un certo punto, entra nuovamente nel bosco ed il segnavia bianco e rosso è presente ad ogni bivio… o quasi… comunque la cartina l’avevamo sempre in mano! Ad un certo punto si comincia a salire, il sentiero diventa leggermente più ripido, stiamo iniziando la vera salita al Monte Ermada finalmente.
La zona boschiva e selvatica è caratterizzata dalla pesenza di numerose GROTTE NATURALI, ben visibili lungo il percorso, alcune indicate da un preciso nome, che, durante la Guerra , venivano utilizzate come nascondigli o ricoveri. Alcune di queste sono delle cavità visibili ad occhio nudo camminando, altre, più profonde, sono visitabili previo accordo con qualche gruppo speleologico locale.
Ad un tratto, lungo il nostro salire notiamo un bivio con un sentiero stretto che si diparte a sinistra e sale tra i cespugli..guardiamo per terra e vediamo, in concomitanza con l’incrocio, una roccetta su cui c’è scritto con pittura nera “Ermada” e accanto una freccia, che ci suggerisce di seguirla. Ci si inerpica un pochino tra gli alberi, il sentiero è sempre ben battuto (no rischi zecche!), e dopo dieci minuti si giunge alla vetta con tanto di tabella indicativa del monte e quota: siamo a 323 metri sul livello del mare! Passi da gigante… rispetto al Monte Sambuco!
Il panorama da quassù è molto bello: nelle giornate terse si vedono il mare, la laguna di Grado e le colline del monfalconese. Dall’altro versante, invece, lungo la salita, se ci si volge indietro si osserva l’inconfondibile sagoma del Monte Nanos e la rigogliosa valle del Vipacco.. in questo caso, le fronde degli alberi coprono un po’ il panorama.
La nostra discesa è avvenuta sul versante opposto da dove siamo saliti, lungo il sentiero n.8, una carrareccia abbastanza ampia, che poi biforca nuovamente in un sentiero nel bosco (all’incrocio è ben segnato il n.8 del sentiero). Si prosegue dritti lungo questa discesa (noi abbiamo approfittato per raccogliere un bel mazzo di sommacco multicolore da portare a casa) fino a giungere all’abitato di Ceroglie. Se si vuole arrivare fino a Malchina lungo il bosco, si va avanti dritti senza scendere nel paese di Ceroglie… come erroneamente abbiamo fatto noi. Una volta in centro a Ceroglie, abbiamo camminato ancora per circa 2 km sulla strada seguendo le indicazioni Malchina, fino ad arrivare alla nostra auto.
Considerazioni: la tipica “domenica in Carso”, un’escursione molto bella, tipicamente carsica che ci conduce in mezzo a natura e a tradizionale folklore, ci permette di assaporare il silenzio ed i profumi del bosco, come anche le architetture in pietra a vista dei borghi di un tempo e l’odore di legna bruciata. Si tratta di una passeggiata che fa scoprire angoli vicini ancora sconosciuti, anche agli stessi triestini, che racchiudono tutta la storia e le emozioni della vita rurale di un tempo. Sicuramente la stagione, in cui si decide di fare questa uscita, è importante: personalmente i colori dell’autunno inoltrato la valorizzano molto, in quanto il bosco si tinge di foglie rosse, gialle, arancioni e viola scuro.. .per chi ama i colori come me e le fotografie con contrasti cromatici accesi… novembre è decisamente il momento migliore per salire sull’Ermada!